cantare a tempo
Alla prima lezione con il mio maestro Albert Hera, dopo 3 ore di strada alle 6 del mattino e 300 km , dopo aver cantato , mi disse: “sai che sul tempo sei proprio forte?”
Caddi dalle nuvole… come mi capita spesso e fu una sonora sveglia mai sentita prima!
In quel momento mise un semino importante di fiducia e accese in me ciò che nessuno mai aveva fatto cosi tanto: la curiosità di un aspetto poco considerato nel canto, la gestione ritmica!
Cantai un brano di Alanis Morrisette, che sapevo a memoria, dritto, rovescio, accordi , parole al contrario , linee di basso e suonato pure con l’ocarina, l’avevo cantato quel milione di volte con la mia cover band quindi ero proprio nella mia comfort zone… si, perché alla prima lezione volevo essere pronta e non rischiare più di tanto!
Pensavo di cantarla discretamente, invece probabilmente era inascoltabile ma lui partì dalla mia risorsa e da li costruimmo un percorso bellissimo.
Ecco il brano
Beh, in questo percorso ho innaffiato il semino di fiducia ed è cresciuto in maniera esponenziale tanto che ora sono serena nel parlare di gestione del tempo e strategie per riuscire ad aiutare i miei amici canterini nel cantare a tempo e nel tempo…ovviamente fin dove arrivo io, poi rimando a chi più capace di me!
Ho una serie di esercizi per rendere le persone consapevoli del sistema tempo e ne ho estrapolato qualcuno in un paio di post sulla mia pagina instagram.
Ecco che cantare a tempo ti permette anche di imparare a gestire il tempo, ( anche se credo che questo sia una proprietà legata non solo allo studio ma anche alla musicalità della persona), di iniziare a spostarti, di creare un tuo fraseggio, di uscire da una stretta griglia ritmica dove hai lavorato tanto ..ora ti puoi permettere di fare qualche giro fuori senza perdere la via!
Il cantare a tempo non inizia e finisce col l’utilizzo del metronomo e con gli esercizi dedicati, aiuta ma non sta solo li.
Da quel punto si parte nella costruzione della consapevolezza.
Esiste poi quella cosa fichissima chiamata interplay che si impara facendo musica dal vivo e confrontandosi con musicisti, come batterista e bassista , nell’ascolto e nel rubar loro i respiri e gli accenti, i movimenti, pure il portafoglio se serve!
Ecco allora che puoi cantare le linee di basso, i riff di chitarra, gli accenti dati dalla sezione fiati, addentrarti nel mondo della beatbox, tutto questo per comprendere e tuffarti nella musica con entrambi i piedi.
Se sentite le versioni studio di Amy Winehouse e la versione live, troverete una gestione ritmica completamente diversa…ecco quello è lo stare sul tempo e io me lo immagino come un galleggiare , in un equilibrio instabile che riesce sempre a riportarti al porto di partenza.
La creatività qui si libera all’ennesima potenza…grazie alla spinta della musicalità che sicuramente possiamo sempre coltivare e annaffiare giorno per giorno anche spingendoci verso ascolti inusuali o provenienti da terre lontane.
Versione Studio
Versione Live
Ecco , mi immagino la musicalità come un muscolo che va allenato con tanto ascolto, passione e esercizio.